3 - Da Cantalupo a Tarano - Santuario Vescovio

CANTALUPO – SELCI – TORRI – SANTUARIO DI VESCOVIO – ROCCHETTE  E ROCCHETTINE – MONTEBUONO – TARANO

 

 CANTALUPO


La storia del Castrum Cantalupi ha inizio nel X sec., quando gli abitanti dei due centri di Pagi e Vinci, sorti sui territori delle grandi villae rusticae romane, si ritirarono nell’area più alta della zona per difendersi dalle invasioni barbariche. I Conti di Cuneo fecero costruire la prima Rocca, che,   annessa alle proprietà della Santa Sede, fu ceduta, ai Conti di S. Eustachio nel XIII sec., sotto i quali proseguì l’edificazione. Divenuta proprietà dei Savelli, dopo diverse vicissitudini, passa ai conti Cesi d’Acquasparta, che trasformarono la rocca in un palazzo residenziale, tra il XVI e il XVII sec.

Oggi il Palazzo porta il nome di Camuccini, dal nome del suo ultimo proprietario, il figlio del pittore neoclassico Vincenzo Camuccini, che lo acquistò nel 1862 per trasformarlo in museo; oltre alle opere paterne, egli radunò qui una grande collezione d’armi, armature, statue e monili.

Purtroppo il museo dopo la grande guerra non fu più aperto  perché le collezioni andarono disperse. 
Il palazzo ha una bellissima facciata, con linee pulite, con un porticato e  un loggiato sovrapposto abbellito da  archi a tutto sesto incorniciati da lesene d’ordine dorico e ionico.

Il prezioso interno   conserva  sale dipinte con affreschi,   attribuiti da alcuni alla scuola degli Zuccari e da altri ad una bottega d’arte che fu attiva nel palazzo Farnese a Caprarola. Gli interni sono inoltre arricchiti dalle opere del Camuccini, da armi, armature e da preziosi mobili del XVI e XVII sec. 


Sulla Piazza, nella quale si apre il prospetto anteriore del palazzo, campeggia al centro una fontana, mentre sul lato sinistro si trova la chiesa parrocchiale intitolata a S. Biagio, dalla facciata settecentesca.

Fuori dall’abitato merita una foto la chiesa di S. Adamo,  ridotta in stato di rovina, ma di una bellezza poetica nel mezzo di un prato verde.

Da ricordare la tradizionale "Mostra Mercato delle Stagioni", che si svolge ogni seconda domenica nei mesi di Marzo, Giugno, Settembre e Dicembre. Le vie del centro storico si animano dalle prime luci del mattino fino a sera di bancarelle, in cui si possono acquistare oggetti d’antiquariato, prodotti d’artigianato in oro, vimini e legno d’olivo. I buongustai potranno degustare ed acquistare olio, miele e formaggio della più genuina tradizione  Sabina.

Se si vuole approfittare per conoscere la cucina tradizionale, in queste giornate i ristoranti del paese effettuano proposte speciali.

 

SELCI SABINO

Il paese deve il suo nome, secondo numerose fonti, alla presenza nei suoi pressi di una strada romana di selce, di cui ritroviamo alcuni basoli nel centro storico, usati nelle murature. Anche qui l’origine si perde nell’antichità, e più precisamente al tempo della fondazione del Castrum romano di Campolungo, sulla Salaria, collegato al Foro Novum, centro economico-politico molto importante dell’Impero.

La nascita del paese nel luogo dove oggi lo vediamo è avvenuta nel X-XI sec. quando gli abitanti furono costretti a realizzare un luogo fortificato posto su un’altura per difendersi dalle razzie barbariche. Prima sotto il controllo dell’Abbazia di Farfa, poi fu Castra Specialia alle dirette dipendenze e controllo della Santa Sede. Il paese provò a ribellarsi al dominio del papato, ma venne definitivamente sottoposto al potere di Roma e, successivamente, a quello delle signorie degli Orsini, dei Cesi e dei Vaini.

Si entra nel paese attraverso la porta Castrum Silice, facente parte dell’antica cinta muraria, sulla quale oggi si aprono le finestre delle abitazioni che nei secoli vi si sono addossate. Dell’originario impianto urbano del borgo medievale si può visitare il maestoso Torrione, a pianta quadrata, la Rocca Castri e la Platea Palatii Communis.

Nella chiesa principale dedicata al SS. Salvatore  sono conservate alcune pale d’altare seicentesche con le effigi dei Santi protettori del paese. 

Nonostante la costante emigrazione dei suoi abitanti verso Roma in cerca di lavoro, Selci,   ha mantiene vive le antiche tradizioni rurali: tante le distese d’uliveti e vigneti che circondano il paese e amatissime le feste tradizionali che ogni anno animano il borgo, feste in cui scopriamo gli antichi sapori del pane tirato a mano (Mostra del pane e dei dolci - Giugno) e della pregiata porchetta cotta pazientemente a legna (Sagra della porchetta - Agosto).

 

SANTUARIO DI VESCOVIO

Realizzata presumibilmente tra l’VIII e il XIII secolo, la chiesa sorge dove si trovava il “Forum Novum”, tra ruderi e cipressi. Da ammirare il bellissimo campanile a cinque ordini; la pianta a croce latina ad unica navata e le pareti   abbellite da affreschi del XIII secolo raffiguranti storie dell’Antico e del Nuovo Testamento.

 La cripta, rimasta per molto tempo interrata, fu costruita su una precedente chiesa a sua volta edificata su una struttura di origine romana.

Nei pressi della chiesa, adagiati su un’altura sorgono i resti del Convento costruito nel XVI secolo la cui funzione era quella di custodire la Cattedrale e renderla sempre officiata.

 TORRI IN SABINA

Il territorio di Torri in Sabina è ricco di testimonianze storiche che risalgono all’epoca romana quando   Torri   era un importante municipium (Forum Novum) dove tra l’altro, secondo un’antica leggenda avrebbe soggiornato e predicato San Pietro.

In epoca medievale faceva parte dei “castra specialia” della Chiesa, fortificato e munito di un sistema difensivo molto efficiente. La testimonianza più rilevante dell’importanza che assunse Torri in epoca sia romana che medioevale è data dalla presenza dell’antichissima Chiesa di Santa Maria in Vescovio che fu la cattedrale dei Sabini fino al XV secolo.

Nel centro storico di Torri sono ancora visibili le fortificazioni difensive torrioni, qui sorge anche la Collegiata di San Giovanni Battista che conserva al suo interno un prezioso fonte battesimale risalente al VII secolo e alcune pregevoli tele. Da vedere è anche la Chiesa di San Nicola di Bari che accoglie diverse opere. Altro monumento importante è il Castello munito di un grande sistema difensivo, fondato forse  nel corso del XIII secolo, senza dimenticare una visita al Museo Territoriale Agro Foronovano.

ROCCHETTE E ROCCHETTINE

Rocchette è un   borgo fortificato di origine medievale, XIII sec. d.C. e abbandonato nel  XVII secolo d. C. per cause di spopolamento naturale.

 Le fortezze gemelle di Rocchette e Rocchettine sorgono nel cuore della Sabina circondate dai comuni di Montebuono, Vacone e del capoluogo Torri in Sabina. A pochi chilometri dal confine con l’Umbria, le fortezze dominano la gola del Fiume Laia. Rocchette e Rocchettine sorgono quindi nel punto in cui la valle subisce un forte restringimento a strapiombo sulle acque del torrente. L’ambiente intorno alle fortificazioni è sicuramente uno dei più suggestivi che si possono incontrare nella Sabina del versante tiberino, ricco di boschi e di corsi d’acqua.

La storia di Rocchette e Rocchettine sono indissolubilmente legate: costruite insieme, all’epoca erano note come Rocca Guidonesca (Rocchettine) e Rocca Bertalda (Rocchette).

Lo scopo della costruzione delle due fortezze era a protezione dell’importante arteria che metteva in comunicazione Rieti con la valle del Fiume Tevere; crocevia di traffici tra Cottanello e il  Passo di Fontecerro da Nord verso  Montebuono e Magliano a sud e viceversa.

 Inizialmente possedimenti del vescovo della Sabina, le due fortezze passarono poi sotto dominio diretto della Chiesa. Alla fine del XVI secolo furono occupate dalla famiglia Savelli, mentre agli inizi del ‘500 erano un feudo degli Orsini che le tennero, insieme a Torri, fino alla scomparsa del casato.

Nel 1728 passarono alla Camera Apostolica quando, come sembra,  la fortezza di Rocchettine risultava già abbandonata. Forse nel corso del XVII secolo infatti,  Rocchette divenne  man mano centro rurale, pur conservando il tessuto originario con i muraglioni che cadevano a strapiombo sulla valle sottostante e la via d’accesso principale che entrava nell’abitato tramite una porta d’ingresso. Mentre  Rocchettine  mantiene meglio conservate le sue fortificazioni originarie ma subisce un graduale abbandono, spopolamento che toccherà anche il piccolo nucleo di case che gli sorse attorno.  Da questo periodo in poi le già scarse notizie sulle vicende di Rocchettine diventano praticamente nulle, fino all’età moderna, esattamente nel novembre del 1817 quando, in seguito ad un’opera di riorganizzazione dell’area Sabina, il Cardinale Consalvi assegna questo territorio al comune di Torri in Sabina con un decreto.

La visita al sito - La fortificazione di Rocchettine ci appare ora come un tempo, a guardia della via di comunicazione che collegava la città di Rieti alla valle del Tevere e quindi a Roma. E, appena si varca la   la porta d’accesso al borgo fortificato, si respira ancora un’atmosfera medievale.

Delle case che gli sorsero intorno quand era già abbandonata, che oggi sono ruderi,   una in particolare desta un certo interesse: forse della  fine del XVII sec. -  inizi del XVIII  con  un portico di ottima fattura .  La fortezza presenta una grande torre circolare ad ampia scarpa sul lato sud edificata insieme ad altre presumibilmente durante il dominio dei Savelli, come pure le modifiche apportate alle mura munite di mensole e feritoie, la porta d’ingresso al borgo e la costruzione adiacente il muraglione del lato occidentale. Nel lato che dà verso nord è possibile notare una torre a base quadrata risalente alla prima fase di costruzione del fortilizio, e, anche se inglobata alla successiva cinta muraria,  ci rivela la struttura del primitivo “castrum” al tempo della sua fondazione.   Nei pressi si trova la grande Chiesa di San Lorenzo,  completamente trasformata dopo i lavori di ricostruzione nel corso del ‘700. La struttura della chiesa, confusa tra le altre costruzioni del borgo, è stata fortemente rimaneggiata nel corso dei secoli e presenta quindi elementi di diverse epoche. Da notare il piccolo campanile e la facciata  dallo  stile che ricorda il tardo barocco. Se si esclude la chiesa, tutto il complesso è stato costruito con materiali reperiti in loco, come la pietra calcarea, tipica dell’area Sabina e di tutto l’Appennino Centrale.  

 MONTEBUONO 

Caratterizzato dal castrum a pianta quadrilatera, con gli stretti vicoli ed i resti delle mura e le torri riutilizzate come case private, qui si può ammirare per l'alta Torre campanaria della Chiesa di S. Giovanni Battista che sovrasta ogni cosa.

Da vedere: il Castello; la Chiesa di S. Pietro ad muricenti con la massiccia Torre campanaria e grandiose strutture appartenenti ad una villa romana.

 TARANO

Uno dei borghi da fotografare per la straordinaria posizione immerso nella tipica vegetazione  sabina ricca di uliveti e vigneti. Tarano, anch’esso tra i tanti possedimenti dell'Abbazia di Farfa, nel 1268 diede i natali a Matteo Spinelli, divenuto poi Beato Agostino Novello.

Da vedere: la Chiesa di S. Maria Assunta, del XII secolo, romanico-gotica con la sua imponente torre campanaria; le chiese di S. Francesco e di S. Pietro; il Santuario della Madonna della Noce a Santo Polo, dove, nel 1505, apparve la Madonna e il Castello di Santo Polo.